Quando i ciechi giocano a baseball
“L’Associazione ciechi sportivi varesini è nata perché volevamo praticare in modo sistematico le nostre attività e per essere liberi di decidere cosa fare, in totale autonomia”. Lo spiegano l’attuale presidente dell’associazione Ruggero Brandellero e il coordinatore tecnico Gaetano Marchetto, presentando una realtà viva e presente sul nostro territorio. Le loro parole ci guidano nella storia di questo gruppo così speciale, il cui consiglio direttivo vede impegnati anche Milena Rossi quale vicepresidente, Francesco Volo nella veste di tesoriere, Guglielmo Donai e Stefano Bianchi come revisori dei conti e Alberto Zin in qualità di segretario.
“L’idea dell’associazione risale al 1987: dapprima ogni iniziativa era in mano a persone vedenti che ci invitavano ad andare a sciare o a
fare passeggiate. I primi quattro anni furono all’insegna dell’abbattimento di pregiudizi, barriere sportive, difficoltà economiche e della ricerca di accompagnatori affidabili. Ma la sperimentazione amatoriale e poi agonistica dell’atletica leggera, del ciclismo/tandem, del nuoto, dello sci nordico e alpino hanno ripagato ampiamente gli sforzi. Nel 1990, essendo nata ufficialmente la Federazione italiana sport disabili, abbiamo colto l’occasione per diventare anche noi un’associazione sportiva a tutti gli effetti. C’è stato un momento
difficile: le persone che ci avevano sempre aiutato e che ci avevano preso a cuore – tra cui i Lions Club Europae Civitas – non potevano più seguirci e organizzare le uscite. Dopo essere stati fermi per un po’ ci siamo detti: ma perché non cerchiamo di organizzarci da soli? Loro ci avevano fatto capire come si poteva fare e noi abbiamo ripetuto la stessa formula arrivando a essere indipendenti”.
Il bagaglio di esperienza accumulato dall’associazione è costituito da oltre vent’anni di storie sportive, che hanno coinvolto – nel tempo – oltre novanta ciechi/ipovedenti e centoventi guide sportive volontarie. In che modo rendere nota la realtà dell’associazione e la sua funzione? “Per farci conoscere – spiega Brandellero – abbiamo organizzato diverse manifestazioni, anche a livello nazionale, inoltre ci siamo serviti della pubblicità sui giornali e del passa parola. Da quel momento la gente ha iniziato a osservarci, incuriosendosi e ponendo molte domande. Si è anche allargato il giro degli accompagnatori e delle guide sportive: le guide devono avere il nostro stesso entusiasmo ed essere forti, perché noi vogliamo essere competitivi!”. L’ASCV, promuovendo delle attività sportive regolari, ha dato a molti non vedenti la possibilità di superare le proprie barriere psicologiche e acquisire fiducia in se stessi. Ruggero Brandellero e Gaetano Marchetto, che hanno perso la vista, vengono entrambi da esperienze di sport agonistico e sono stati capaci di risvegliare il desiderio di fare sport in molti non vedenti, offrendo la loro professionalità e il loro entusiasmo.
Brandellero è stato campione nello sci nordico e plurimedagliato nel ciclismo agonistico, mentre Marchetto si è aggiudicato le sue medaglie nei Mondiali di canottaggio e nella categoria adaptive.
“Ci rivolgiamo a persone di tutte le età – continua Brandellero – siamo alla ricerca soprattutto di giovani non vedenti perché sono loro che più di tutti devono fare dello sport e uscire di casa”. Ecco alcune delle molte attività promosse dall’associazione. “Abbiamo iniziato con lo sci, poi abbiamo inserito l’atletica leggera, quindi il ciclismo…Volevamo praticare diverse tipologie di sport. A volte abbiamo intrapreso e poi abbandonato delle discipline per mancanza di interesse o perché erano troppo complesse per noi; altre volte abbiamo iniziato senza più smettere.
Si è così ampliato sempre di più il parco delle attività che pratichiamo tutto l’anno, come gli sport di palestra. In inverno scegliamo lo sci – discesa e fondo. Ci sono anche gli sport estivi. Da dieci anni facciamo un corso di ballo ogni venerdì sera. Molti degli sport che facciamo sono di coppia, come il tandem, il pattinaggio sul ghiaccio o la corsa a piedi. Altri sono sport individuali, come l’atletica, il nuoto, il bowling o il canottaggio fatto come singolo. Adesso abbiamo iniziato a giocare a baseball, uno sport di squadra che richiede, però, prestazioni individuali”.
Ma come può un non vedente giocare a baseball?
“Facciamo questo sport con delle regole parzialmente adattate – ci spiegano Brandellero e Marchetto – proprio per la difficoltà di prendere la pallina al volo con la mazza. Il giocatore tiene con una mano la pallina e con l’altra la mazza, che non viene quindi impugnata a due mani. Non c’è la figura del lanciatore e ci sono dei suoni regolati con il telecomando. Per il resto si corre e si fanno le basi regolari. In campo giocano cinque giocatori non vedenti e due vedenti. Questi indicano la direzione da tenere non parlando ma con i suoni, battendo le mani. Il nostro baseball è interessante proprio perché mescola una serie di elementi. Grazie a una decisione presa il mese scorso, potremo allenarci una volta la settimana nel campo da baseball di Malnate.
Siamo gemellati con i Vikings, che ci hanno contattato chiedendoci di giocare con loro. Sono già due anni che lo facciamo e abbiamo anche organizzato due campionati per ciechi, gemellati con la squadra di Ravenna. Ma il nostro sogno è di fare una squadra nostra e potremmo farlo se si unissero a noi altri due giocatori”.
SIAMO CAMPIONI D’ITALIA
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